Vecchi e nuovi indipendentismi

Martedì, 18 Marzo 2014. di Franco Branca - Casa Sardegna Numero di letture: 2370

Vecchi e nuovi indipendentismi

Nel corso dell'ultimo anno si è palesata con evidenza la diffusione sempre più larga del sentirsi innanzitutto sardi. E' la base sulla quale si sono costruite le "offerte" al corpo elettorale e su cui, a leggerli con attenzione, si sono determinati i risultati che, a dire il vero, non sono stati positivi.
Nel corso dei mesi precedenti (una campagna elettorale tra le più lunghe mai viste) si è sviluppato un intenso lavoro, di cui solo gli "addetti ai lavori" hanno conoscenza, e spesso solo parziale.

Ne sono stati protagonisti i gruppi dirigenti di tutti i partiti (vecchi e nuovi) e movimenti identitari, che si sono posti l'obbiettivo di cogliere il momento favorevole e cercare di fare il colpaccio (Progres e Pili) o di sopravvivere e riposizionarsi, gli altri.
Lo scenario in cui si è sviluppato il confronto politico è stato caratterizzato anche da alcuni fatti nazionali (i risultati delle elezioni nazionali italiane, il fenomeno M5S) e locali (l'intervento giudiziario nella politica).

Se si fosse votato un anno fa Grillo avrebbe vinto le elezioni sarde con una percentuale altissima, risucchiando il vento del nuovo sardismo, il centrosinistra sarebbe stato la terza forza ed il centrodestra sarebbe stato marginalizzato.

Un anno dopo – sorpresa delle sorprese !!! – Grillo non presenta lista ed il M5S si lacera al suo interno, il centrodestra (abbandonato da Pili) si ricompatta attorno a Cappellacci che mette mano al portafoglio di mamma Regione in termini vergognosamente clientelari e il centrosinistra, dopo un percorso tormentato al suo interno, sceglie di accettare le condizioni poste con forza da alcuni partiti sovranisti per costruire un'alleanza elettorale presentabile.

All'interno delle forze identitarie si sviluppa una grande campagna d'immagine sulla candidata Murgia e (ma sempre meno nel tempo) su Pili mentre procede un lavorio di piccoli movimenti, partiti e gruppi per tentare un'aggregazione che possa essere competitiva.

Tutto questo ha determinato un rimescolamento generale delle carte ed il risultato è stato che l'elettorato non ha ritenuto abbastanza affidabili e credibili le proposte alternative. Non solo e non tanto perché non sufficientemente garantite dai candidati Murgia e Pili, nè per i contenuti dei programmi, quanto perchè l'elettorato non le ha considerate potenzialmente vincenti
L'elettorato, cioè, in assenza di una possibilità alternativa con alte probabilità di vittoria, ha preferito 1) non andare a votare non sentendosi rappresentato 2) confermare il voto ai tradizionali punti di riferimento.

Bisogna dire, a questo punto, che l'elettorato è composto da cittadini sardi con pari capacità cognitiva e decisionale. E bisogna dire anche, per quanto non piaccia quando si perde una battaglia, che l'elettorato ha sempre ragione, perché è sovrano, in una democrazia come la nostra, imperfetta quanto si vuole ma pur sempre garante sia della libertà di manifestazione del pensiero che di espressione delle scelte elettorali.

I cittadini SARDI, nella competizione elettorale, hanno scelto di premiare le forze che a livello nazionale governano INSIEME l'Italia.

Ma non è tutto. Ci sono almeno altri due dati di grande rilievo da notare:
a) le regole della legge elettorale erano truccate: non solo si erano predeterminate le condizioni per consentire di vincere ad una delle due coalizioni maggiori, ma addirittura per escludere la presenza di un'opposizione incompatibile con il quadro istituzionale nazionale e con le sue politiche (sì, è vero, si poteva prevedere l'ingresso del M5S, ma perché non si è presentato? NDR).
b) Il sentimento diffuso di sardità ha squassato gli equilibri consolidati all'interno delle due maggiori coalizioni, sottraendo al centrodestra quella percentuale di consenso che gli avrebbe consentito di vincere e contribuendo in maniera determinante al successo della coalizione del centrosinistra, dapprima condizionando la linea politica e la caratterizzazione delle liste e poi con un apporto numerico determinante.

Dal nostro punto di vista, pur non essendo riusciti a cogliere il miglior risultato possibile, e cioè quello della costruzione di una Coalizione del Popolo Sardo composta da tutte le forze identitarie, ciò che è accaduto è comunque positivo, a patto che si abbia la capacità di ripartire da qui per un obbiettivo superiore.
È comprensibile il comportamento dell'elettorato, che non fa sconti. Ma per chi ha voglia di costruire il futuro si sono aperte praterie immense. Il vecchio modo di intendere l'indipendentismo è superato: sono entrate in campo forze nuove capaci di leggere il presente in modo moderno, interpretarlo e costruire progettualità alternative per il futuro della Sardegna. Queste forze sono presenti nella società ed anche all'interno delle forze del centrosinistra.

In questo momento la responsabilità maggiore è in mano ai gruppi dirigenti della cosiddetta galassia identitaria, che devono scegliere se lavorare per continuare a rafforzare innanzitutto il loro "particulare" o finalmente proporsi l'obbiettivo più ambizioso di collaborare a costruire una forza politica nuova in grado di esprimere politicamente la sardità.

Ma questa responsabilità è in mano anche a tutti i militanti, che devono riuscire ad imporre un modo nuovo e maturo di confrontarsi politicamente, accettando l'altro senza usare il criterio ideologico del "il mio indipendentismo è più puro del tuo" ma badando alla concretezza dei problemi e delle scelte per risolvere insieme i problemi.

L'indipendenza è una precondizione per un futuro libero e prospero della Sardegna che con questa Italia e con questa Europa ha solo la prospettiva di un lento e inesorabile declino.

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