Geotermia, trivellazioni, metano energia e politica
Sabato scorso ho avuto il piacere di partecipare a Martis all'assemblea promossa dall'Unione dei comuni dell'Anglona sul tema dei progetti di ricerca di fonti geotermiche nel sottosuolo.
Ho avuto la possibilità di ascoltare tre relazioni tecniche sui rischi e sulle opportunità offerte da questa attività. Mi sono avvicinato a questa problematica con animo sgombro da pregiudizi ed anzi, ad onor del vero, con una propensione a considerare le proposte di ricerca con una certa disponibilità anche al piccolo sacrificio ambientale.
Altro che piccolo sacrificio ambientale !!! se i progetti presentati dovessero andare in porto, la nostra isola dovrebbe rinunciare ad altri 200.000 ettari di territorio, che verrebbero destinati a produzioni irrisorie di energia geotermica e di chissàcos'altro.
Le conseguenze di tutto questo sconvolgimento del territorio sarebbero rischi ambientali e per la salute umana altissimi, già per le sole attività di ricerca, per la quale vengono utilizzati materiali che quasi con totale certezza inquinerebbero le falde acquifere attraversate.
Se i progetti presentati venissero realizzati si avrebbe uno stravolgimento di metà Sardegna, dal Campidano sino alla Gallura, esattamente la metà,iIn verticale, dal sud a nord: in funzione di un risultato risibile in termini quantitativi e qualitativi, che si potrebbe ottenere con un impiego infinitamente ridotto utilizzando pannelli fotovoltaici.
Altro che basi militari! Siamo di fronte ad una prospettiva di attacco del nostro territorio dal quale può derivare la DISTRUZIONE dell'intera isola. Per evitare questo rischio è necessaria una mobilitazione popolare che costringa i politici ed i tecnici, da cui dipendono le concessioni, a non rilasciare il permesso per attività sulle quali non esista la certezza assoluta della loro totale sicurezza ed impossibilità di nuocere all'ambiente ed alla salute.
Stiamo attenti ! E' un settore in cui possono correre molti soldi, che, come si sa, hanno effetti corrosivi. L'antidoto non è solo né soprattutto la vigilanza sull'osservanza delle norme a tutela del benessere e della salute della collettività, l'antidoto è la diretta partecipazione della popolazione alle scelte e la diffusione sulla consapevolezza degli altissimi rischi che si corrono.
Dobbiamo invadere tutti, senza distinzione di ideali politici, questo terreno, di conoscenza e fisico, così come la popolazione di Orgosolo invase Pratobello contro la decisione dello Stato italiano di realizzarci un poligono. Lo dobbiamo fare per la stessa sopravvivenza della nostra popolazione intera. Esistono tecnologie alternative che possiamo utilizzare per la produzione di energia, se fosse davvero necessaria e conveniente per la nostra popolazione, pulite e non inquinanti, su cui possiamo giocare il nostro futuro, e disponiamo di un immenso giacimento di risorse culturali, ambientali ed archeologiche che sapientemente valorizzate potrebbero assicurare il benessere alla nostra gente.
Tutto questo richiede una radicale modifica del modello di sviluppo sinora adottato ed una riappropriazione dell'esercizio pieno e diretto della sovranità del popolo sardo. Non possiamo sperare che i nostri problemi ci vengano risolti dalle multinazionali che ancora una volta vogliono usare il nostro territorio esclusivamente in funzione del loro profitto, incuranti del deserto che lasceranno dietro di sè.
Commenti (2)
egidio
Solo la mobilitazione popolare....concordo in pieno con l'articolista... ed e' esemplare cio' che avviene ad Arborea ed in altri comuni..... possono bloccare i tentativi di gruppi di interesse a far passare il disegno criminoso di multinazionali con progetti di profitto a tutti i costi.....!!!
Franco Branca
l'articolo esprime esclusivamente l'orientamento dell'Associazione Politica Casa Sardegna, alla quale mi onoro di appartenere.
sono convinto, peraltro, che il pensiero di Rossomori non possa essere molto distante dalle nostre considerazioni, ma su questo la inviterei a chiedere rassicurazioni ai diretti interessati.
mi piacerebbe, infine, conoscere nome e cognome delle persone con cui ci relazioniamo, così come noi siamo responsabili delle nostre affermazioni con la nostra faccia.
cordialità
Franco Branca