A fine mese si torna al voto, questa volta per formare i consigli comunali.
Non sono mai stato un teorico del “tanto peggio tanto meglio” e quindi ho un atteggiamento molto laico rispetto al voto e la decisione non è sempre la stessa. In linea generale, come i miei amici sanno, mi sono convinto che la Sardegna deve fare da sé, che non può aspettarsi dall’Italia un futuro adeguato rispetto alle proprie esigenze e che quindi bisognerebbe organizzare una grande coalizione di tutti gli uomini e donne organizzati e no in partiti (quasi sempre piccoli o micro) per costruire l’indipendenza della Sardegna con un grande e convinto movimento di popolo.
Ma francamente, sopratutto dopo l’esito delle elezioni regionali, il mio ottimismo, da questo punto di vista, è venuto un po’ meno. Si è persa un’occasione straordinaria per ribaltare l’uso della legge elettorale truffa e chissà quando ricapiterà un’occasione del genere. Invece di organizzare un’unica coalizione, infatti, il mondo indipendentista (vecchio e nuovo) si è presentato agli elettori frammentato e disunito, con progetti spesso fumosi e, quel che è peggio, con tanti galli che volevano imporsi nel pollaio. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la gran parte dei movimenti e partiti non sono neppure rappresentati in consiglio regionale e quelli che ci sono hanno il ruolo di ruota di scorta dei partiti italiani egemoni. E, sia detto per inciso, molti sono convinti che il semplice tentare di fare buona amministrazione – sinchè ci riescono - sia un risultato utile ed hanno l’illusione di potersi rafforzare come gruppetto/partitino (parliamo sempre di percentuali risibili) sino ad imporsi nello scenario come elemento egemone. E pur di restare in sella e tentare di guidare l’evolversi dei fatti nella direzione da loro voluta, quasi sempre ingoiano tutti i giorni rospi molto indigesti. Così è per esempio, per i miei amici Rossomori.
Ciò detto, il solito problemino del che fare resta tutto. Io mi comporterò così: dove ho amici con cui condivido un’ispirazione politica di fondo (anche se non totalmente condivisa) e di cui ho grande stima personale non soltanto per la loro onestà e serietà, consiglierò, a chi posso, di votarli, a prescindere dal partito e dalla coalizione a cui appartengono. Non è semplicemente un voto alla persona, ma una apertura di credito alla loro intelligenza per il futuro. Perché sono convinto che la Sardegna non si cambia senza persone di questo tipo. Per esempio, a Quartu S. Elena consiglierò di votare Nunzio Costanzo. È un mio amico caro, di cui apprezzo l’intelligenza, il senso della misura, l’equilibrio. Ci siamo ritrovati negli anni sempre molto vicini nelle analisi e scelte politiche, e considero che sarebbe un buon amministratore.
Certo, questo mio atteggiamento spesso mi fa trovare in difficoltà, perché mi capita di avere amici che stimo in schieramenti contrapposti, e non posso mica farmi in quattro. Ma non solo: anche ora, ad esempio, se dovessi scegliere tra le liste, avrei difficoltà, perché faccio largo credito di serietà e coerenza a tutti gli amici e compagni che partecipano direttamente alla competizione in diverse situazioni, da Soberania e Fortza Paris a Unidos e ciò che resta di Progress ed agli altri gruppi e partiti “storici” o meno dell’indipendentismo sardo.
Ritengo che anche presentarsi a questo appuntamento replicando le divisioni già viste alle regionali non serva neppure a far mantenere o accrescere presenze locali.
Diverso, anche in questa circostanza, sarebbe stato presentarsi con un’unica coalizione. Ma purtroppo è ancora presto – troppo vicini alle elezioni passate – per riprendere, con grande respiro, questo discorso, anche se i più avveduti stanno iniziando a rifletterci seriamente, sia all’esterno delle coalizioni alleate di PD e centrodestra, che al loro interno. Pazienza ! vuol dire che i processi sono più lunghi di quanto piacerebbe all’impazienza propria dei diversamente giovani, come il sottoscritto.
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